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Carenza di infermieri, negli Stati Uniti si formano adolescenti e robotica. E in Italia?

La grave carenza di personale sanitario negli Stati Uniti sta spingendo gli ospedali a adottare misure innovative, che vanno dalla formazione precoce degli adolescenti all’integrazione della robotica, come risposta a una crisi che rischia di compromettere l’accesso alle cure.

Con l’acuirsi della crisi demografica e una longevità da record che impone nuovi e più servizi, anche in Italia ci si sta ponendo lo stesso quesito: come colmare la mancanza di infermieri e operatori sanitari?

L’America si affida agli adolescenti per coprire i vuoti

Negli Stati Uniti, la crisi del personale sanitario è così acuta che si prevede un deficit di circa 100 mila lavoratori entro il 2028, specialmente tra gli assistenti infermieristici, secondo le stime della società di consulenza Mercer. A fronte di questa emergenza, i sistemi sanitari stanno costruendo nuove “condotte” di assunzione che partono dalle scuole superiori. Ad esempio, Ballad Health, un sistema ospedaliero rurale con sede in Tennessee, ha dovuto spendere 70 milioni di dollari nell’ultimo anno per pagare infermieri di transito, più costosi del personale fisso.

Per affrontare il problema, Ballad sta lavorando con cinque distretti scolastici per formare gli adolescenti: il primo gruppo di 200 studenti si diplomerà nel 2029 con il titolo di infermiere pratico autorizzato e sarà idoneo a lavorare immediatamente guadagnando tra i 40 mila e gli 80 mila dollari all’anno.

La corsa alla robotica per compiti “semplici”

Parallelamente alla formazione precoce, l’industria sanitaria guarda alla tecnologia come soluzione strutturale, specialmente in un contesto di invecchiamento globale della popolazione. La quota mondiale di persone con età superiore ai 60 anni è destinata ad aumentare dal 12%, dato di 10 anni fa, al 22%, stima prevista per il 2050. Per far fronte a questa crescita della domanda, come riporta il Financial Times, il mercato globale della robotica medica è previsto quasi quadruplicare tra il 2023 e il 2032, fino a raggiungere i 63,8 miliardi di dollari, potenziato dall’intelligenza artificiale (Ai).

Anche se i robot stanno già trasformando la chirurgia (nel Regno Unito, si prevede che entro il 2035 il 90% degli interventi mininvasivi coinvolgerà un robot, rispetto al 20% di oggi), la loro efficacia immediata risiede nello svolgere compiti più “semplici”. L’uso di robot per il trasporto di campioni di laboratorio o farmaci potrebbe contribuire ad alleviare le future carenze di personale. Tuttavia, l’adozione diffusa è ostacolata dagli alti costi di acquisto, manutenzione e formazione, nonché da questioni etiche e legali riguardanti la responsabilità in caso di errori diagnostici o terapeutici.

Il quadro in Italia: carenze strutturali e invecchiamento acuto

La carenza di infermieri in Italia è identificata come una vera e propria emergenza per il Servizio Sanitario Nazionale che si appresta a dover affrontare un invecchiamento costante e maggiore della popolazione.

Nel 2024, gli over 65 rappresentavano il 24,3% della popolazione (14,4 milioni di persone) e gli over 80 il 7,7% (4,5 milioni di persone). Secondo le previsioni Istat, entro il 2050 gli over 65 saliranno al 34,5% (18,9 milioni di persone) e gli over 80 al 13,6% (7,5 milioni di persone). In un confronto internazionale il nostro Paese ha raggiunto la media dell’Unione europea attraverso una crescita più contenuta dell’indicatore rispetto agli altri Paesi. La densità medica italiana – 4,1 medici per 1.000 abitanti – rimane maggiore di quella di Regno Unito e Francia le quali si attestano a 3,2 medici per 1.000 abitanti.

Per quanto riguarda gli infermieri, la questione cambia: si stima operino 6,2 infermieri per 1.000 abitanti, una densità di quasi quattro punti percentuali inferiore alla media Ue di circa 9 infermieri per 1.000 abitanti e dell’Ocse (circa 9,8 per 1.000 abitanti). Paesi come Germania, Finlandia e Irlanda hanno una densità di almeno 12 infermieri per 1.000 abitanti.

L’emorragia di professionisti e la scarsa attrattività

Il deficit italiano è alimentato da un duplice fattore: l’uscita massiva e la scarsa attrattività della professione. L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha spiegato il problema con due cause principali:
1. Il protrarsi del blocco delle assunzioni nelle Regioni in piano di rientro,
2. Il tasso di turnover negativo registrato complessivamente nell’ultimo decennio.

Ciò ha determinato un’interruzione dell’alimentazione dei ruoli e di conseguenza un innalzamento dell’età media dei professionisti. “Questo fenomeno demografico – spiega l’Agenas – si traduce in una “gobba” della curva del personale che raggiungerà l’età pensionabile. Il fenomeno è ben noto e costituisce un importante fattore di previsione di un aggravamento per il prossimo decennio della attuale carenza di personale sanitario, soprattutto infermieristico”.

Nel Ssn l’età media degli infermieri è 47 anni. Considerato che gli infermieri del Ssn con più di 55 anni nel 2022 rappresentavano il 27,4% del totale, si stima che tra il 2025 e il 2034, saranno 77.714 gli infermieri che raggiungeranno l’età pensionabile (considerando come parametro pensionistico 67 anni di età): parliamo quasi di un quarto del totale.

Il percorso formativo italiano

Per diventare infermiere in Italia il meccanismo di laurea è un 3+2 e dopo il triennio la laurea è direttamente abilitante. Solo il 75% degli infermieri iscritti ai corsi riesce a completare il corso e laurearsi, di questi il 66% nei tre anni e la rimanenza in quattro o più anni. Negli ultimi cinque anni sono aumentati i post programmati per l’accesso ai corsi di laurea in infermieristica ed infermieristica pediatrica da 14.882 nel 2018-19 a 20.804 nel 2024-25 (+5922). Nel 2021 il corso di Laurea Triennale in Infermieristica ha laureato 10.071 infermieri, il numero più basso dal 2012. Solo il 75% degli immatricolati termina il corso di formazione, e non tutti completano il corso entro il triennio.

Guardando al futuro, quindi, la sostenibilità dei sistemi sanitari, sia negli Stati Uniti che in Italia, dipenderà dalla capacità di affrontare le sfide demografiche e professionali in modo multifattoriale. L’invecchiamento globale della popolazione impone un aumento esponenziale dei bisogni assistenziali. Per far fronte a questo, l’innovazione tecnologica sarà cruciale e la capacità di valorizzare la collaborazione interprofessionale, unitamente al riconoscimento della dignità e della prospettiva della professione infermieristica, saranno elementi determinanti per evitare l’inesorabile indebolimento della sanità pubblica.

Welfare

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

© Riproduzione riservata

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