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Polonia, niente tasse per chi ha almeno due figli: spallata alla crisi demografica?

La Polonia ha approvato una legge che azzera l’imposta sul reddito per le famiglie con almeno due figli e un reddito annuo fino a 140.000 zloty, circa 33.000 euro.

La misura, entrata in vigore nell’ottobre 2025, elimina completamente l’obbligo di pagare l’imposta sul reddito delle persone fisiche (la nostra Irpef) per questi nuclei familiari, con un risparmio stimato di circa 1.000 zloty al mese, circa 235 euro. Su base annua, una famiglia media potrebbe guadagnare fino a 3.000 euro in più rispetto al sistema fiscale precedente.​

Le cifre vanno contestualizzate: il costo della vita in Polonia è sensibilmente più basso riseptto alla media Ue. Secondo dati Eurostat 2024, i prezzi al consumo si attestano al 72% della media Ue. In termini pratici, vivere in Polonia costa circa il 40% in meno rispetto al Nord Italia. Una cena per due al ristorante costa circa 30 euro, prezzi i gran lunga superati nei ristoranti italiani ed europei.

Questa differenza rende i 33.000 euro di soglia per l’esenzione fiscale polacca più generosi di quanto possa sembrare: il potere d’acquisto del salario minimo polacco, aggiustato per i prezzi, è pari a 1.311 Spa (Standard di Potere d’Acquisto), e i costi contenuti compensano salari nominali più bassi.

A chi si rivolge l’esenzione fiscale

L’esenzione riguarda tutti i genitori con responsabilità genitoriale, inclusi tutori legali e genitori affidatari, e si applica ai figli minorenni, ai figli adulti che ricevono assegni di cura o pensioni sociali, e agli studenti sotto i 25 anni. La legge fa parte di un pacchetto più ampio denominato “armatura fiscale” (“Pancerz podatkowy”), che include anche la riduzione dell’Iva dal 23% al 22%, l’abolizione dell’imposta sulle plusvalenze e l’introduzione di un’indicizzazione delle pensioni.​

Un tentativo contro il crollo demografico

La Polonia affronta una crisi demografica senza precedenti. Nel 2024 sono nati circa 252.000 bambini, ventimila in meno rispetto all’anno precedente: il dato più basso dal dopoguerra. Il tasso di fertilità è sceso a 1,1 figli per donna, tra i più bassi del mondo occidentale. Le proiezioni per il 2025 indicano un ulteriore calo a 1,05 figli per donna. Quasi la metà dei polacchi sotto i 30 anni è single, mentre circa uno su cinque vive in relazioni a distanza.​

Il contesto sociale amplifica il problema demografico. Le autorità sanitarie hanno registrato un aumento del 145% delle consultazioni per problemi di salute mentale nell’ultimo decennio. Le stime indicano che un polacco su quattro sotto i 45 anni ha perso i contatti con il padre, mentre uno su tredici è estraniato dalla madre. Nel primo trimestre del 2025, la Polonia ha registrato 58.000 nascite, con un calo del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.​

Il modello ungherese e l’efficacia delle misure fiscali

La Polonia segue l’esempio dell’Ungheria, Paese noto per le sue politiche pro-famiglia.

Sempre a partire da ottobre 2025, l’Ungheria offre un’esenzione fiscale a vita per le madri con tre o più figli, dopo aver già introdotto dal 2020 la stessa misura per le madri con almeno quattro figli. Circa 250.000 donne ungheresi entrerebbero nel novero e più di 36.000 madri che si sono registrate nei primi cinque giorni della misura. Per una donna con uno stipendio di 450.000 fiorini al mese (circa 1.160 euro), il beneficio si traduce in 60.000 fiorini extra mensili (quasi 155 euro), circa 720.000 fiorini all’anno. (quasi 1.860 euro).

Gli studi sull’efficacia delle politiche fiscali per la natalità mostrano risultati contrastanti. Un’analisi accademica pubblicata su “Family Policies in Low Fertility Countries” conclude che gli interventi politici possono avere effetti contenuti rispetto alle attese. Il loro successo dovrebbe essere valutato in termini di capacità di sostenere le famiglie in modo ampio, considerando l’equilibrio tra lavoro e vita privata, e non solo guardando ai tassi di fecondità. Tuttavia, il generoso sostegno fiscale concesso alle famiglie in Ungheria ha avuto un impatto positivo molto forte sulla fecondità mentre in Polonia, l’assegno universale di 500 zloty al mese (circa 118 euro) per figlio ha aumentato del 6% le nascite nei nove mesi successivi alla sua introduzione, che risale al 2016.

Contano di più gli incentivi o la percezione del futuro?

 L’efficacia delle politiche fiscali dipende da molti fattori. Lo studio “Family Policies in Low Fertility Countries” sottolinea che è fondamentale considerare l’influenza del contesto nazionale, delle norme culturali e della coerenza con altre politiche sociali. L’estensione dei congedi parentali funziona, ma non per tutti e non dove la prassi è lavorare molte ore, come in Giappone o Corea del Sud.​

La percezione del futuro da parte delle famiglie della classe media gioca un ruolo determinante. Le famiglie tendono a fare figli quando percepiscono un miglioramento rispetto al presente, sia in termini di stabilità economica che di accumulo di patrimonio. Welfare inadeguato, crisi economica, precarietà del lavoro, tappe di vita sempre rimandate e i venti di guerra sempre più minacciosi rappresentano i motivi concreti che spingono le coppie a fare meno figli. Questa tendenza vale anche per i Paesi con un sistema di welfare consolidato ed efficiente.​

Il confronto con l’Italia

In Italia, il tasso di fecondità italiano nel 2024 ha raggiunto il minimo storico con 1,18 figli per donna e appena 370.000 nascite totali. La spesa sociale italiana rappresenta il 20,3% del Pil e il 43,6% della spesa primaria, una proporzione che Bruxelles definisce difficile da sostenere di fronte alle pressioni demografiche.​

Le politiche italiane per le famiglie si concentrano sul rafforzamento dell’Assegno Unico e Universale, con 18,2 miliardi di euro erogati nel 2023 per 9,6 milioni di bambini. Il Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine 2025-2029 prevede un grande investimento nella creazione di nuovi posti negli asili nido, con l’obiettivo di raggiungere una copertura nazionale del 33% per i bambini da zero a due anni entro il 2026. Il Pnrr ha destinato 3,24 miliardi di euro per la creazione di oltre 150.000 nuovi posti.​

Famiglia

content.lab@adnkronos.com (Redazione)

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