I dati ufficiali sulle condizioni di vita nell’Unione europea rivelano un quadro negativo per l’Italia, un Paese spaccato in due che fatica a tenere il passo con la crescita economica continentale. Nel 2024, il 16,2% della popolazione europea (ossia 72,1 milioni di persone) era a rischio di povertà, una percentuale rimasta invariata rispetto all’anno precedente. Tuttavia, analizzando le singole aree regionali, è proprio il Sud Italia a posizionarsi tra le zone più svantaggiate dell’intero blocco.
Il Mezzogiorno tra i fanalini di coda europei
A livello regionale, sono solo dieci le aree in tutta l’Ue che superano la soglia del 30% di persone a rischio povertà. In questo gruppo ristretto e negativo, l’Italia è tristemente sovrarappresentata: la Calabria è risultata la terza regione con la quota più alta di persone a rischio povertà nell’Ue, toccando il 37,2%. Insieme alla Calabria, anche Campania, Puglia e Sicilia rientrano nelle dieci regioni europee con tassi di rischio compresi tra il 30,0% e il 41,4%. Solo la Guyana francese (53,3%) e la città autonoma spagnola di Ciudad de Melilla (41,4%) registrano percentuali più alte o simili.
I casi di Italia e Grecia
Per comprendere la gravità della situazione italiana, è essenziale guardare alla tenuta economica complessiva del Paese. Tra il 2004 e il 2024, l’Italia e la Grecia sono stati gli unici paesi dell’Unione europea in cui il reddito reale pro capite delle famiglie è diminuito. Mentre il reddito medio pro capite nell’Ue è cresciuto del 22% nello stesso periodo, l’Italia ha registrato una flessione del -4% e la Grecia del -5%. Questo declino ventennale indica una stagnazione economica unica nel panorama europeo, che si riflette nella disperata situazione di povertà regionale.
Altri Paesi, come la Romania, hanno visto il reddito pro capite crescere del 134%. Anche se il reddito nell’Ue ha ripreso a crescere costantemente dopo la crisi finanziaria del 2008 e i cali dovuti alla pandemia del 2020, l’Italia sembra non aver partecipato a pieno a questa ripresa ventennale.
Italia a due velocità
Il divario italiano è lampante quando si confrontano i dati interni. Mentre il Sud sprofonda, il Nord si distingue: la Provincia Autonoma di Bolzano registra un tasso di rischio povertà bassissimo, pari al 5,9%, classificandosi come la terza regione più virtuosa dell’intera Ue. In totale, ben cinque regioni italiane (Marche, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Provincia autonoma di Trento e, appunto, Bolzano) fanno parte delle 28 regioni europee con un rischio di povertà inferiore al 10%.
È fondamentale capire cosa significano questi numeri per la vita quotidiana. Il tasso di rischio di povertà indica la percentuale di popolazione il cui reddito disponibile è inferiore al 60% del reddito mediano nazionale. In parole semplici, sono persone che vivono con risorse economiche ben al di sotto della media della popolazione.
Per avere un’idea generale dei parametri di benessere europei, nel 2024, il reddito mediano annuo disponibile (misurato in Pps, un’unità che uniforma il potere d’acquisto) nell’Ue era di 21.245 Pps per abitante. Oltre un quarto di questo reddito (5.847 Pps) proveniva da trasferimenti sociali, come pensioni e sussidi, un elemento cruciale per sostenere i cittadini a basso reddito. Nonostante i trasferimenti sociali, l’enorme differenza tra il 37,2% di Calabria e il 5,9% di Bolzano dimostra che le politiche economiche e il sostegno al reddito non sono stati sufficienti a colmare l’abisso che separa il Nord e il Sud della Penisola.
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