Il 92% degli italiani pensa che le competenze digitali dovrebbero essere insegnate a tutti i livelli di istruzione: un dato che è emerso dall’ultimo sondaggio Eurobarometro, “Esigenze future nell’educazione digitale”. Basato sulle risposte di oltre 25mila cittadini europei, il sondaggio ha rivelato un messaggio chiaro: tali competenze dovrebbero avere lo stesso peso della lettura, della matematica e della scienza.
La ragione è evidente: per la stragrande maggioranza degli europei, le competenze digitali sono considerate essenziali sia per la partecipazione alla società, dall’uso di servizi bancari a quelli sanitari, così come per avere una carriera di successo (lo pensa l’80% degli europei intervistati).
Intanto, dal ministero dell’Istruzione italiano arrivano le nuove Indicazioni per la riscoperta della “storia occidentale, della grammatica e del latino”.
Dalla disinformazione al benessere mentale: il ruolo della scuola
Dal sondaggio Eurobarometro, è emerso che i cittadini europei non vedono la scuola come un semplice luogo di apprendimento tecnico, ma come una difesa fondamentale nell’era digitale. L’80% degli europei (e l’83% degli italiani) concorda sul fatto che l’alfabetizzazione digitale potrebbe essere una valida alleata per proteggerli dalla disinformazione, soprattutto quella che dilaga online. Per questo motivo, una forte maggioranza (l’89% in Ue e il 92% in Italia) ritiene che tutti gli insegnanti debbano essere formati per aiutare gli studenti a distinguere i fatti reali da ciò che vedono sul web.
Inoltre, le scuole hanno un ruolo fondamentale nell’insegnare agli studenti a gestire i potenziali impatti negativi delle tecnologie digitali, inclusi i social media, sul loro benessere mentale e fisico. Su questo punto, c’è una schiacciante condivisione: il 92% degli europei, e lo stesso per gli italiani, è d’accordo.
L’Ai può portare vantaggi e rischi per l’insegnamento e l’apprendimento. La comunità didattica dovrebbe valutare ed esplorare entrambe le opzioni: lo pensa il 54% degli europei e il 54% degli italiani. Di conseguenza, l’85% degli europei (e l’87% degli italiani) ritiene che gli insegnanti debbano essere dotati delle competenze necessarie per comprendere e utilizzare l’Ai, inclusa quella generativa.
Smartphone banditi, ma tecnologia benvenuta
Una visione che rappresenta a pieno questa dicotomia benefici-rischi è emersa tra gli intervistati quando si parla di “smartphone”. Dal sondaggio si evince un sostegno generale al loro divieto nelle scuole (è d’accordo il 69% in Ue e 68% in Italia), ma dall’altro lato c’è un ampio consenso (l’87% in Ue e l’90% in Italia) a favore della promozione delle tecnologie digitali specificamente progettate per l’apprendimento. I benefici percepiti includono l’accesso a un apprendimento personalizzato, un’istruzione e una formazione più innovative e una maggiore accessibilità.
L’Italia tra digitale e riscoperta dei classici
Mentre il dibattito europeo spinge per l’accelerazione digitale, in Italia il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha annunciato nuove “Indicazioni nazionali” che mirano a rafforzare le basi culturali tradizionali. Il ministro ha sottolineato che dal prossimo anno scolastico ci sarà il ritorno alla centralità della Storia occidentale, la valorizzazione dell’identità culturale, e la riscoperta dei grandi classici.
Secondo il ministro Valditara, il ripristino del valore della regola, a partire da quella grammaticale, e del latino, “non costituisce il ritorno a un passato superato”. Perché “regole grammaticali e latino rappresentano fondamenti che consentiranno ai nostri ragazzi di crescere consapevoli della nostra lingua, con maggiore padronanza espressiva e più forte pensiero critico”. Al tempo stesso, ha aggiunto il ministro, “innoviamo i programmi di matematica e scienze perché, partendo dal reale, possano appassionare i giovani, e mettiamo al centro la cultura del rispetto e della lotta contro ogni discriminazione”.
Secondo il ministero, queste indicazioni, valide per le scuole materne e primarie, rappresentano “programmi fortemente innovativi”, che giungono al termine di “un lavoro poderoso durato quasi due anni”. Un quadro che evidenzia, secondo il ministro, “una doppia necessità per i giovani: da un lato, rafforzare le radici culturali e la padronanza espressiva attraverso i fondamenti tradizionali, e dall’altro, armarsi con le competenze digitali fondamentali per navigare nel futuro”.
I prossimi passi
Le preferenze emerse dal sondaggio ai cittadini europei guideranno i prossimi passi della Commissione, che entro il 2026 intende presentare una Roadmap 2030 sul futuro dell’istruzione e delle competenze digitali. “Oggi, le competenze digitali sono essenziali per la vita di tutti i giorni e per i lavori a prova di futuro”, ha commentato Roxana Mînzatu, vicepresidente esecutiva per i Diritti Sociali e le Competenze. “Ascoltiamo le preoccupazioni (dei cittadini, ndr) e stiamo lavorando per aiutare ogni europeo, dai bambini agli adulti, a sviluppare le competenze digitali di cui ha bisogno”.
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Giovani
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