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Dazi, Buzzella (Federchimica): “Accordo Ue-Usa asimmetrico, ma occasione per stabilità. Urgente politica industriale europea”

(Adnkronos) – In un quadro di vulnerabilità europea (sul piano economico e geopolitico), "si auspica che tale accordo – anche se asimmetrico – preannunci effettivamente un ritorno alla stabilità e prevedibilità delle relazioni commerciali tra le due aree economiche, evitando una pericolosa guerra commerciale". Così in un'intervista all'Adnkronos il presidente di Federchimica, Francesco Buzzella, sulla questione dazi Usa. "Il 21 agosto 2025, la Commissione Europea e gli Stati Uniti hanno siglato il “Joint Statement on a United States-European Union framework on an agreement on reciprocal, fair and balanced trade”, sottolinea. "Tale dichiarazione congiunta Ue-Usa rappresenta un accordo di natura politica non vincolante, che definisce in linea generale un tetto massimo tariffario del 15% (inclusivo del dazio Mfn, Most Favoured Nation) sui prodotti di origine Ue importati dagli Usa", afferma ancora. Nell’ambito ristretto di prodotti ai quali si applicherà solo il dazio Mfn "rientrano i prodotti farmaceutici generici, i loro ingredienti e precursori chimici. Altri settori e prodotti potranno essere valutati in seguito". Nell’ambito dei prodotti soggetti ad inchiesta (ex sez. 232), "per i prodotti farmaceutici (non generici) gli USA si impegnano ad applicare un dazio massimo del 15% (inclusivo di quello MFN) mentre per auto e relative componenti le riduzioni tariffarie dal 27,5% al 15% saranno riconosciute solo a fronte di un accesso preferenziale per prodotti ittici e agricoli e dell’eliminazione dei dazi sui prodotti industriali statunitensi". In un quadro di vulnerabilità europea (sul piano economico e geopolitico), si auspica che tale accordo – anche se asimmetrico – preannunci effettivamente un ritorno alla stabilità e prevedibilità delle relazioni commerciali tra le due aree economiche, evitando una pericolosa guerra commerciale", afferma. 
La via maestra
 In ogni caso, dice Buzzella, "la via maestra passa necessariamente per una politica italiana, ma innanzitutto europea, a favore della competitività industriale e di una domanda locale più sostenuta tenuto conto del chiaro intendimento Usa di attrarre investimenti produttivi (reso evidente anche dal passaggio della Dichiarazione Congiunta, comunque non vincolante, di una previsione di investimenti delle aziende europee in settori strategici negli Usa di ulteriori 600 miliardi di dollari)". Le politiche industriali degli Stati Uniti volte ad attrarre investimenti "aumentano il rischio di delocalizzazione e deindustrializzazione, rendendo urgente una politica industriale europea forte e coordinata". 
La preoccupazione sulla questione energetica
 Desta preoccupazione, inoltre, – prosegue ancora Buzzella – l’intendimento dell’Ue "di acquistare gas naturale liquefatto, petrolio e prodotti energetici nucleari dagli Usa per 750 miliardi di dollari entro il 2028 (dal livello attuale inferiore ai 100 miliardi di dollari annui)". Sebbene questa mossa "miri a rafforzare i legami energetici, deve essere chiaro che questo non può assolutamente tradursi in ulteriori aggravi nel costo dell’energia per le imprese". 
Bene la semplificazione..
 Positivo l’impegno sottoscritto "ad attuare una semplificazione nelle normative ambientali: l'eccessiva burocrazia è, infatti, una delle principali cause al mancato sviluppo di una la competitività europea". Il tema della semplificazione è richiamato anche nell’accordo con gli Usa, "in particolare con riferimento al regolamento UE sulla deforestazione (Eudr), al Cbam (Carbon Border Adjustment Mechanism), alla Direttiva sulla due diligence in materia di sostenibilità aziendale (Csddd) e quella Direttiva sulla rendicontazione in materia di sostenibilità aziendale (Csrd). 
E la sfida con Pechino
 Un'altra grande sfida, prosegue ancora Buzzella, "è la crescente pressione competitiva causata dalla svalutazione del dollaro e dall'aumento della produzione chimica cinese, che dal 2021 è cresciuta del 26%, mentre nello stesso periodo la produzione chimica dell'Ue ha perso il 12%". L’industria chimica europea, in particolare, "si trova in una situazione di forte sofferenza. Anche in Italia il calo produttivo si protrae per il terzo anno consecutivo. Tra gennaio e giugno 2025, la produzione è scesa ulteriormente dell’1,6%, a causa degli alti costi energetici e di una domanda industriale che non riparte". Nonostante le difficoltà, "il settore chimico continua a esportare per oltre 40 miliardi di euro, con gli Stati Uniti che rappresentano il quarto mercato di destinazione". 
Bene l'accordo con Paesi Mercosur ma non basta…
 In quest’ottica "abbiamo accolto con favore l’accordo con i Paesi del Mercosur, una strada da perseguire e che potrebbe offrire anche valide opportunità in tema di approvvigionamento di materie prime", dice ancora Buzzella. "Il valore delle esportazioni di prodotti chimici dall'Italia ai paesi del Mercosur nel 2024 è stato di circa 670 milioni di euro, pari al 9% dell’export italiano verso i paesi partecipanti all'accordo". Negli ultimi dieci anni (2014/2024) "le esportazioni di chimica dall’Italia a tale area sono aumentate del 55%, una performance migliore rispetto a quella dei maggiori paesi europei il cui export verso il Mercosur ha registrato crescite minori". Sarebbe, tuttavia, "sbagliato credere che possa totalmente compensare le ricadute dei maggiori dazi legati al mercato statunitense. Rimane comunque imprescindibile la tutela della competitività a livello europeo e italiano del settore che rappresenta l’industria delle industrie". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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