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Dazi, Stoppani (Confcommercio): “Errore ma no a reazioni di pancia”

(Adnkronos) – Una decisione americana "che non fa bene al commercio internazionale, ma sulle reazioni bisogna essere cauti: non si può reagire di pancia, a errore non si reagisce con un errore diverso". Così Lino Stoppani, presidente di Fipe, vicepresidente di Confcommercio e della Banca Popolare di Sondrio, commenta all'Adnkronos i dazi di Donald Trump e le possibili reazioni europee. "Per quanto riguarda i dazi americani, gli effetti si sono già manifestati chiaramente in Borsa, come abbiamo visto anche ieri", sottolinea. "L'iniziativa degli Stati Uniti rappresenta una decisione che, senza dubbio, non giova al mercato e al commercio internazionale", dice. L’Italia e l’Europa devono reagire con la stessa moneta o è preferibile un approccio più diplomatico? "È fondamentale – spiega Stoppani – procedere con estrema cautela, considerando il legame storico e la dipendenza economica che intercorre tra l'Italia e gli Stati Uniti. Non dimentichiamo che l’America ha svolto un ruolo cruciale nella liberazione del nostro Paese dall’occupazione tedesca nel 1945, con tutti i sacrifici che questo ha comportato anche per il popolo americano", sottolinea. "Oggi ci troviamo di fronte a una presidenza statunitense che sta modificando profondamente le tradizionali posizioni, adottando provvedimenti anche con una certa aggressività in alcuni casi, nonostante il legame storico di amicizia tra i due popoli. Questo atteggiamento ha almeno tre conseguenze negative", evidenzia. Il primo aspetto riguarda le modalità con cui vengono introdotti questi dazi: "Un approccio più diplomatico e meno conflittuale sarebbe stato preferibile", dice Stoppani. Il secondo punto riguarda i danni economici che ne derivano, "considerando che le esportazioni italiane negli Stati Uniti ammontano a circa 60 miliardi di euro, con un impatto significativo su settori chiave come il food & beverage, incluso il vino", dice. Il terzo elemento critico è l’incertezza che queste misure generano: "I dazi possono essere imposti, ritirati, aumentati o differenziati in modo imprevedibile, creando instabilità nei mercati", evidenzia. Se da un lato gli imprenditori e i commercianti sono contrari a questi dazi, le reazioni su come affrontarli sono discordanti. Alcuni sostengono la necessità di rispondere con misure analoghe, mentre altri preferiscono un atteggiamento più prudente. "Reagire di pancia – dice – con un errore simile a quello subito non è la soluzione più saggia", sottolinea. Considerando l'importanza del turismo per la nostra economia, "un’escalation di tensioni commerciali potrebbe avere ripercussioni anche su questo settore, vista l’interconnessione globale dei mercati", aggiunge.  Qualsiasi reazione, prosegue Stoppani, "dovrebbe comunque essere coordinata a livello europeo. L'Unione Europea esiste proprio per adottare strategie comuni e affrontare in modo unitario sfide di questa portata. Questa potrebbe essere un'occasione per rafforzare la coesione europea e accrescere il peso contrattuale dell’Ue nei confronti degli Stati Uniti", evidenzia.  Il tema cruciale è la capacità di sostituire i prodotti americani con alternative. In alcuni settori ciò è possibile, ma in altri è più complesso, "poiché i prodotti statunitensi – dice Stoppani – spesso vantano economie di scala e un elevato livello di innovazione tecnologica, frutto di ingenti investimenti in ricerca e sviluppo". Questa situazione potrebbe anche favorire una maggiore apertura verso i mercati asiatici? "Se un'azienda perde una fetta di mercato, ridurre la produzione comporta inefficienze e perdita di competitività", risponde Stoppani. "Di conseguenza, è necessario esplorare nuove opportunità, benché la concorrenza in alcune aree sia più strutturata e aggressiva rispetto alla nostra", dice. "L’Europa – chiosa Stoppani – ha introdotto normative stringenti in ambiti come la sostenibilità, mentre altre regioni hanno adottato politiche più flessibili, ottenendo un vantaggio competitivo", dice. Si dice spesso che l’Europa abbia svolto più il ruolo di arbitro che di giocatore attivo? "Questo è un giudizio forse ingeneroso – dice Stoppani – non si può attribuire ogni responsabilità alla politica, poiché il sistema economico e produttivo ha anch’esso le sue colpe. In questo momento, però, non ci sono solo i dazi americani a preoccupare, ma anche una serie di crisi globali che stanno influenzando negativamente la fiducia dei consumatori", sottolinea. Un chiaro esempio è la città di Milano, dice Stoppani, "che ha recentemente ospitato due edizioni della settimana della moda, con un impatto economico inferiore rispetto agli anni passati. Si sta aprendo il Salone del Mobile, un evento fondamentale per la città, ma già si registrano segnali di debolezza nel settore dell’arredamento in Lombardia e nell’automotive a Brescia", dice. "Tutti questi fattori – conclude – incidono sull’occupazione, sui risparmi delle famiglie e sulla stabilità economica generale. I dazi americani sono un elemento rilevante in questo quadro, ma non l’unico motivo di preoccupazione". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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