fbpx
11.9 C
Pisa
venerdì 9 Maggio 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Risiko bancario: ecco perché non si rischiano licenziamenti di massa

(Adnkronos) – Banche. Sei operazioni in corso, una già conclusa, coinvolgono gruppi che insieme valgono 95 miliardi di euro, un decimo dell’intero Ftse Mib. Che ne è dei lavoratori coinvolti nel grande risiko? Fonti sindacali a conoscenza dei dossier assicurano all'Adnkronos: "Non ci sarà alcun licenziamento. È una dinamica che nel settore bancario italiano non si è mai verificata, nemmeno nei momenti di maggiore trasformazione del sistema". La premessa generale, spiegano, è che da oltre 15-20 anni il comparto bancario ha vissuto numerose fasi di fusioni, riorganizzazioni, ristrutturazioni e salvataggi, senza che ciò abbia mai comportato licenziamenti. Le uscite di personale, circa 90mila negli ultimi 12 anni, sono sempre state gestite attraverso il Fondo di Solidarietà (volgarmente detto "fondo esuberi"), dicono, "su base esclusivamente volontaria". Allo stesso tempo, proseguono, ci sono state circa 40mila assunzioni tramite il Fondo per l’occupazione, "consentendo un effettivo ricambio generazionale senza tensioni sociali". Al momento, spiegano le stesse fonti, non esiste alcun piano industriale legato all’operazione Unicredit-Bpm, né un piano di fusione formalizzato che permetta di stimare eventuali esuberi. Come già avvenuto in situazioni analoghe, "potrebbero verificarsi sovrapposizioni negli uffici di direzione generale, che porterebbero ad alcune eccedenze di personale, le quali verrebbero comunque gestite con gli strumenti già consolidati, senza ricorso a misure traumatiche".  Viene ribadito anche che in Italia i licenziamenti nel settore bancario non sono mai stati praticati, e che una banca che ci provasse verrebbe immediatamente fermata da una reazione sindacale compatta: "Il settore si bloccherebbe in poche ore, si andrebbe in piazza. È noto a tutti che il comparto ha una rappresentanza molto forte".Il Fondo di Solidarietà — finanziato interamente dalle banche senza alcun onere per lo Stato — rappresenta lo strumento cardine di questa gestione: "E' la stessa banca a sostenerne i costi.Ogni volta che si apre una finestra di esodi volontari, dicono le fonti, le richieste dei lavoratori superano sistematicamente i numeri previsti: "Molti dipendenti, con una certa anzianità, chiedono di andare in prepensionamento non appena si presenta l’occasione. È una dinamica consolidata". Roberto Pessi, giuslavorista e professore di diritto del Lavoro, spiega all'Adnkronos che il fondo è stato creato proprio per gestire le uscite in modo meno traumatico, offrendo un sostegno economico simile alla cassa integrazione: "Funziona bene – dice – ma è importante essere chiari: il fatto che si usi il fondo esuberi non significa che non ci siano conseguenze sull'occupazione. Non sono licenziamenti, ma di fatto il risultato – cioè la fine del rapporto di lavoro – è lo stesso, seppur con modalità più graduali e meno conflittuali". Questo, spiega il professore, "è particolarmente rilevante nel contesto di un possibile risiko bancario: le concentrazioni e fusioni potrebbero portare a conseguenze".  Pessi sottolinea che "tutto dipende molto dal meccanismo utilizzato per gestire le operazioni societarie. Ad esempio, bisogna capire se una società acquisita viene mantenuta come entità distinta, oppure se, come spesso accade nelle fusioni, l’identità della società incorporata si dissolve: quest'ultimo tipo di operazione – spiega – può conseguenze rilevanti, come la riorganizzazione del personale (con trasferimenti), e può portare a esuberi, persino licenziamenti collettivi o, più spesso, a modelli alternativi come gli incentivi all’esodo". Anche Mario Scofferi, partner Orrick presso l'ufficio di Milano concorda: "Non constano nella mia esperienza – dice all'Adnkronos – vicende che hanno visto un istituto di credito (con ciò riferendomi a banche in senso proprio, e non ad altri operatori economici che, pur applicando il Ccnl per il settore del Credito e dunque avendo in termini di principio accesso al volgarmente detto Fondo Esuberi, svolgono in realtà un’attività diversa dalla raccolta, gestione e concessione del credito) procedere a licenziamenti collettivi". Il contratto collettivo nazionale di lavoro Credito prevede, nell’ipotesi di tensioni occupazionali "anche conseguenti a processi di ristrutturazione e/o riorganizzazione, che prima dell’avvio della procedura di legge per i licenziamenti collettivi il datore di lavoro avvii un confronto con le organizzazioni sindacali funzionale ad evitare, anche tramite strumenti alternativi, esuberi su base coercitiva. Analoga previsione esiste nel Ccnln Credito Cooperativo", sottolinea.  "Il principale, seppur non esclusivo, strumento che viene utilizzato è senz’altro l’accesso su base volontaria alle prestazioni del Fondo Esuberi che, peraltro, è anche la misura economicamente più onerosa per la banca. Sacrificio questo che viene sostenuto proprio per evitare iniziative unilaterali coercitive (i.e. licenziamenti) e le conseguenti tensioni sociali", afferma. La normativa sui licenziamenti collettivi, conclude, "sarebbe quindi applicabile se e solo se, in esito alla suesposta procedura sindacale, datore di lavoro ed organizzazioni sindacali non raggiungessero un’intesa su misure alternative al licenziamento. Ipotesi questa che, come dicevo poc’anzi, nell’esperienza di chi scrive non risulta avere avuto alcuna applicazione, nemmeno in contesti limite di istituti di credito di ridotte dimensioni che attraversavano momenti di grave tensione finanziaria". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Pisa
poche nuvole
11.9 ° C
13.5 °
11 °
88 %
0.5kmh
20 %
Ven
22 °
Sab
21 °
Dom
21 °
Lun
20 °
Mar
15 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS