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Unicredit-Commerz: se dietro il ‘nein’ tedesco si nasconde la debolezza delle banche teutoniche

(Adnkronos) – Cosa c'è dietro il 'nein' del cancelliere tedesco Friedrich Merz a un'eventuale scalata di Unicredit su Commerz? Perché ha parlato di "azione ostile"? Solo una questione di nazionalismo teutonico o c'è altro? Se l’operazione di Piazza Gae Aulenti andasse a buon fine, nascerebbe un colosso bancario europeo tra i primi cinque-sei del continente per dimensione dell'attivo. Un colosso in grado di competere con le banche cinesi e Usa, necessità su cui ha insistito anche l'ex premier Mario Draghi. In questi mesi – a parte qualche segnale di apertura da parte di piccoli e medi imprenditori – sono stati in molti ad alzare le barricate in Germania: politici che difendono l’identità nazionale della banca, gruppi bancari tedeschi che mostrano reticenze, sindacati che temono per i posti di lavoro.  Ma quale è la gerarchia delle motivazioni? C'entra davvero la difesa dei posti di lavoro? No, tutt'altro, almeno stando a quanto dichiara all'Adnkronos Gioacchino Amato, avvocato esperto di diritto bancario e già presidente Banca Popolare Sant’Angelo. "Le Autorità tedesche – dice Amato -da un lato issano la bandiera dell'orgoglio nazionale, preferendo una soluzione stand alone, ma dall'altro lato stanno negoziando un piano di fuoriuscita di 3900 dipendenti che probabilmente con un'aggregazione con altro soggetto bancario verrebbero in parte salvati". In parole povere: "Il costo sociale del perseguimento di una strategia di autosalvataggio sembra essere molto elevato". Bisogna vedere, aggiunge l'esperto, "se prevarrà l'interesse a preservare l'autonomia manageriale della banca tedesca o quello a evitare un'insostenibile perdita di posti di lavoro". La ragione, spiegano fonti ben informate, va invece ricercata nel sistema bancario tedesco e nella disperata ricerca di un secondo polo. La Germania è costellata di banche regionali, Berlino ha necessità di una pluralità di istituti: soprattutto a sostegno delle piccole e medie imprese e per il rilancio delle esportazioni: il cuore, del resto, del programma della Cdu. Ecco spiegata secondo alcuni la ragione del perché Merz, uomo di finanza con una certa competenza in questo ambito e che dovrebbe, tecnicamente, essere aperto alle operazioni di mercato, ha in realtà palesato a più riprese la sua contrarietà all'operazione su Commerz. Una volta anche in un evento a porte chiuse organizzato da BlackRock.  Fabio Caldato, Portfolio Manager, AcomeA Sgr, conferma all'Adnkronos il quadro estremamente debole del tessuto bancario teutonico: "Oltre a Deutsche Bank, solo recentemente irrobustitasi, tra l'altro, si fa fatica a citare anche una sola banca di rilievo nazionale. In tal senso, potrebbe risultare comprensibile la volontà di avere almeno un altro soggetto dimensionalmente significativo". Peraltro sempre Caldato osserva che "un approccio più diplomatico, che avesse evidenziato una visione dell'operazione prettamente tedesca, ovvero con un merger con la controllata Hvb con sede a monaco di Baviera, avrebbe aperto, perlomeno, un dialogo costruttivo con la parte politica. L'azione di Unicredit, sempre secondo Caldato, "ha irritato le controparti istituzionali che hanno poi avuto gioco facile nell'ostacolare quella che diventava apparente come un'acquisizione di una banca italiana della seconda banca tedesca". Si tratta di ipotesi, scenari. Fatto sta che oggi Orcel in persona ha affermato che in Commerz Unicredit è stata chiamata proprio dal governo tedesco: "Vorrei capire perché siamo stati gli unici invitati come investitore istituzionale dal ministero delle Finanze tedesco. Eravamo l’unica banca invitata, perché parlavamo con loro da molto, molto tempo", ha detto Orcel."Ci è stato chiesto di aumentare la nostra offerta per ottenere quella partecipazione, perché il collocamento precedente non era andato bene. E se andate a guardare le dichiarazioni del ministro delle Finanze, è proprio quello che è stato detto. Continuo a non capire questo discorso dell’opacità e dello stile". La strada è complessa ma l'operazione non è priva di sostegno: non vanno dimenticati segnali da parte di istituzioni europee importanti, la Banca Centrale europea e la stessa Banca Centrale tedesca si sono espresse favorevolmente: ovviamente non rispetto a quest'operazione nello specifico, ma rispetto ad aggregazioni transfrontaliere. Il che è già un buon punto di partenza. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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