(Adnkronos) – L’Antitrust tedesco dà l’ok a Unicredit per salire al 29,9% di Commerzbank. Un segnale positivo, ma la strada per la fusione transnazionale è ancora lunga. "Il Bundeskartellamt è molto indipendente – dice all'Adnkronos l'economista tedesco dell'Università Bocconi Daniel Gros – Non lo prenderei come rappresentante del sistema politico tedesco. Ma rimane un segnale positivo". Secondo Marcello Messori, ex presidente delle Ferrovie dello Stato ed economista dell’Istituto Universitario Europeo di Firenze, una svolta nel processo di potenziale avvicinamento di Unicredit a Commerzbank dovrà attendere la formazione del nuovo governo tedesco. "Io credo – spiega Messori all'Adnkronos- che questa notizia sia importante non tanto perché risolutiva, quanto perché mantiene inalterate le varie possibilità di un'evoluzione positiva del processo". La Germania sta cambiando il rapporto con l'Ue. "Come è noto – spiega Messori – ha allentato la rigida regola del pareggio di bilancio per quanto riguarda le spese destinate alla difesa, superando la soglia dell’1%. Ha promosso la creazione di un fondo per investimenti infrastrutturali, un segnale che può essere letto come un primo passo verso una maggiore coesione europea sul fronte della difesa e della sicurezza, ma anche come l’avvio di un percorso di trasformazione dell’apparato produttivo", sottolinea. "Se davvero queste iniziative, insieme alle recenti aperture della Commissione europea – come la proposta di una clausola di sospensione temporanea del Patto di stabilità per le spese legate alla difesa e per progetti comuni in ambito europeo – dovessero consolidarsi, ci troveremmo di fronte a un rafforzamento dell’integrazione europea. In questo scenario, diventerebbe sempre più difficile per la Germania contrapporsi a un'operazione relativa al mercato interno", aggiunge il professore. Fatto sta che lo scoglio più grande per la creazione di un colosso bancario tra primi cinque Ue continua a essere Joachim-Friedrich Martin Josef Merz, il cancelliere designato. Di mezzo non ci sarebbe solo il nazionalismo teutonico, ma un disegno economico complessivo. "E' probabile – aveva già spiegato Fabio Caldato, Portfolio Manager, AcomeA Sgr, all'Adnkronos – che la volontà politica in Germania sia quella di avere due poli: oltre a Deutsche Bank, un secondo raggruppamento costruito attorno a Commerzbank: ecco il motivo per cui non vogliono cederla a Unicredit". La tesi troverebbe conforto nelle parole del cancelliere, a difesa dell'autonomia di Commerzbank: "Parole – sottolineano fonti ben informate – pronunciate in un evento a porte chiuse organizzato da BlackRock". Tradotto: un evento non inquinato dalla necessità di fare propaganda. Spiega Caldato: la necessità di un secondo polo tedesco trova la propria ratio nella struttura del sistema bancario teutonico: "Tutt'altro che solido, soprattutto lato banche regionali", dice. Ergo Deutsche Bank non basta, la Germania ha necessità di una pluralità di istituti: soprattutto a sostegno delle piccole e medie imprese e per il rilancio delle esportazioni: il cuore del programma della Cdu. Ecco la ragione, sottolineano le fonti, del perché "Merz, uomo di finanza con una certa competenza in questo ambito e che dovrebbe, tecnicamente, essere aperto alle operazioni di mercato, ha in realtà palesato a più riprese la sua contrarietà all'operazione su Commerzbank". (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
Unicredit-Commerzbank: ok dall’Antitrust tedesco, ma la strada è lunga
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