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Unicredit, golden power su Bpm: tutti i punti da chiarire

(Adnkronos) – Nonostante le indiscrezioni di stampa, il percorso di Unicredit parrebbe procedere lineare: senza turbolenti sterzate. Oggi l’amministratore delegato Andrea Orcel ha smentito i rumors, ridimensionando il vortice di voci su strategie di M&A, Banco Bpm e Generali. “C'è molta speculazione, per lo piĂą infondata”, ha dichiarato Orcel, chiarendo la posizione del gruppo su tutti i dossier piĂą caldi. A partire da Generali, il “Leone di Trieste”, definito come “una partecipazione finanziaria”. Nessun sogno di scalate e conquiste. Sul fronte interno, Orcel ha escluso divisioni nel board, si era parlato di qualche consigliere che alla vigilia del Cda avrebbe chiesto maggior chiarezza all'Ad sulle acquisizioni: “Il Consiglio è completamente allineato”, ha spiegato l'inquilino di Piazza Gae Aulenti. Infine il capitolo Banco Bpm, il piĂą osservato dai mercati: “Non è stata presa alcuna decisione. Stiamo valutando. Abbiamo tempo, e il diritto di prenderci il tempo necessario”. Una riflessione che tiene conto anche di potenziali ostacoli normativi: “Ci sono aspetti del golden power ancora poco chiari, che vanno approfonditi”. Dice Orcel: "Siamo pronti ad avviare colloqui con il governo italiano”. Secondo fonti a conoscenza del dossier, le prescrizioni riguarderebbero: l'obbligo, sia pure per cinque anni, di non ridurre il peso attuale degli investimenti di Anima holding in titoli di emittenti italiani e supportare lo sviluppo della societĂ  e non ridurre per 5 anni il rapporto impieghi/depositi praticato da Banco Bpm e Unicredit in Italia, con l’obiettivo di incrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali; infine cessare tutte le attivitĂ  in Russia: cioè raccolta, impieghi, collocamento fondi e prestiti transfrontalieri entro nove mesi. "Destano perplessitĂ  le prescrizioni che, secondo indiscrezioni, sarebbero state inserite nel provvedimento con cui il Governo ha esercitato i poteri “golden power” nei confronti di Unicredit per l’operazione su Banco Bpm", dice all'Adnkronos Maurizio Bernardi, avvocato e professore presso la Business School dell’UniversitĂ  Liuc. "Se risultasse confermato che tra tali prescrizioni è stata inserita quella di una limitazione all’acquisto di strumenti finanziari esteri, con prescrizione di concentrazione degli investimenti su titoli italiani, tale indicazione confermerebbe come l’intervento del Governo si ponga come totalmente al di fuori delle finalitĂ  della normativa Golden Power e come tale intervento configuri una palese violazione delle competenze e prerogative, anzitutto, di Banca d’Italia", dice. La composizione degli investimenti da parte di un istituto bancario, prosegue, "è infatti materia ampiamente governata dalle Disposizioni di Vigilanza di tale autoritĂ , con la finalitĂ  di garantire la stabilitĂ  finanziaria e la sana gestione del rischio, inclusi i rischi di cambio". Ma, fermi tali principi, nessuna disposizione normativa, chiosa Bernardi, "può legittimamente impedire ad un istituto bancario, nella sua attivitĂ  di corporate investment, di diversificare il rischio includendo investimenti esteri. Anche perchĂ© è tutto da dimostrare che una politica di investimento esclusivamente in titoli italiani, pubblici o privati che siano, rappresenti di per sĂ© elemento di stabilitĂ  finanziaria per l’istituto investitore", afferma. Sulla Russia, continua Bernardi, "non riconducibili ai poteri affidati al Governo dalla normativa Golden Power parrebbero, se confermate, le prescrizioni modali e temporali indicate a Unicredit in relazione al disinvestimento di proprie partecipazioni in Russia", premette. "Se da un lato può apparire plausibile, e politicamente condivisibile, una indicazione a cessare operazioni commerciali verso la Russia, meno plausibile pare l’indicazione di tempistiche per la dismissione delle partecipazioni possedute, operazione che, presupponendo l’identificazione di un terzo acquirente, oltrechĂ© le ovvie autorizzazioni delle autoritĂ  di vigilanza locale, non appaiono suscettibili di tempistiche imposte dal Governo italiano", sottolinea. Lontanissima, dice ancora il professore, dalla portata della normativa Golder Power "sarebbe la prescrizione in merito al mantenimento degli impieghi in essere. Traduzione: un impiego in essere, nell’attivitĂ  bancaria tipica, identifica una posizione di finanziamento a favore di un cliente che abbia fatto ricorso, richiedendolo, al credito bancario. Appunto, che abbia richiesto credito bancario. L’imposizione governativa di un mantenimento degli impieghi in essere equivarrebbe ad imporre di finanziare chi, magari, non ha ulteriore necessitĂ  di essere finanziato" conclude. (di Andrea Persili) —finanzawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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