(Adnkronos) – “Sanofi è un’azienda biofarmaceutica che si è posta come posizionamento quello di essere guidata dalla ricerca e dallo sviluppo, ma potenziata dall’intelligenza artificiale e su questo ha costruito la sua strategia di innovazione e trasformazione. In tutti i livelli organizzativi l’Ia è diventata una alleata, significa che nella nostra vita quotidiana abbiamo la possibilità di prendere decisioni con strumenti di Ia che ci possono aiutare nelle diverse funzioni. Poi abbiamo anche una intelligenza artificiale esperta nella ricerca e nello sviluppo, dove ci sono strumenti di deep learning e machine learning. Inoltre abbiamo un’altra dimensione, quella dell’Ia generativa, dove ottimizziamo i documenti che dobbiamo produrre per gli enti regolatori o le istituzioni”. Lo ha detto Mariangela Amoroso, direttore medico Sanofi Italia, nel suo intervento al convegno di Adnkronos dedicato all’intelligenza artificiale.
“Nel 2024 in Italia abbiamo firmato con le parti sociali un Patto digitale – ricorda Amoroso – Abbiamo portato competenze e formazione per tutto il personale aziendale attraverso una governance di responsabilità nell’utilizzo dell’Ia, e grazie alla collaborazione dell’Osservatorio digitale del Politecnico di Milano abbiamo cominciato una formazione continuativa di tutto il personale sia nella sede a Milano che nei siti produttivi. Dove anche qui l’Ia ci ha permesso di costruire delle smart-factory, che vuol dire aumentare la produzione con un’alta qualità, perché l’Ia può monitorare e attenzionare tutti i processi in un mondo come quello farmaceutico dove curiamo le persone ed è importante che ci sia altissima qualità con tecnologie all’avanguardia”.
Che potenziale di sviluppo ha l’Ia? “Nell’ultimo anno Sanofi ha identificato 90 molecole target usando l’Ia e poi abbiamo delle molecole completamente originate dall’Ia – evidenzia Amoroso – Poi nella sperimentazione negli esseri umani delle nuove soluzioni terapeutiche c’è un avanzamento importante: prima per presentare una molecola sul mercato ci mettevamo 10 anni, ora siamo passati a 8. Stiamo utilizzando una soluzione come i ‘pazienti digitali’, che sono dei ‘gemelli digitali’ dove si può simulare cosa accadrebbe in un paziente quando somministriamo una nuova molecola”.
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