fbpx
5.7 C
Pisa
domenica 28 Dicembre 2025
Segnala a Zazoom - Blog Directory
spot_img

Conti pubblici, Italia promossa da mercati e Ue: ora la sfida è per la crescita

(Adnkronos) – L’Italia chiude l’anno con la promozione dei mercati per la politica di bilancio responsabile e la stabilità del governo Meloni, ma con una stima di crescita dello 0,5%, più che dimezzata rispetto ai pronostici di un anno prima. A pesare innanzitutto fattori esogeni come la doccia fredda dei dazi americani, il perdurare dei conflitti e la conseguente incertezza sui mercati finanziari, che ha scatenato venti avversi alla ripresa. Ma anche endogeni, perché – come rilevato dall’Ocse – lo stesso consolidamento ha smorzato il Pil imbrigliando le spese in deficit.  

Il maxi debito superiore al 136% del Pil quest’anno, anche per il peso del Superbonus, che farà sentire il suo onere per diversi anni, hanno reso ineludibile il consolidamento dei conti che ha ripagato in termini di credibilità davanti agli investitori come indica uno spread ai minimi dal 2009 intorno a 70 punti, con risparmi significativi sul pagamento degli interessi sul debito. 

 

La disciplina sui conti con l’anticipo a quest’anno dell’obiettivo di deficit sotto il 3%, invece che il prossimo, hanno però ripagato in termini di credibilità sui mercati con relative promozioni delle agenzie di rating come non si vedevano da decenni. Moody’s ha alzato il rating a Baa2 (da Baa3) a fine novembre (non accadeva da 23 anni), Dbrs ha riportato l’Italia nella categoria ‘A’ (A low) a ottobre, e Fitch l’aveva già promossa a BBB+ a settembre. Un fattore cruciale per un paese che ha importanti esigenze di rifinanziare un debito pubblico che in valori assoluti ad ottobre ha toccato un nuovo record storico di 3.131,7 miliardi di euro (+50,7 mld rispetto al mese precedente) secondo la Banca d’Italia. 

 

Intanto sul deficit l’Italia incassa la sua vittoria e da sorvegliato speciale in Ue diventa modello in Ue. Il deficit, dato al momento nel Dpb al 3% è atteso infatti calare sotto questa soglia, permettendo lo stop alla procedura Ue in primavera. Poi, sempre secondo l’ultimo Dpb, calerebbe ulteriormente al 2,8% nel 2026, 2,6% nel 2027 e a 2,3% nel 2028. Il debito è sotto controllo, nonostante il pesante fardello del superbonus dei precedenti governi. Per il 2025 il rapporto debito/pil è previsto al 136,2% e nel 2026 al 137,4% per poi iniziare l’inversione di tendenza nel 2027 a 137,3%. La discesa continuerà nel 2028 quando il rapporto calerà al 136,4.  

Il Pil 2025 non solo rallenta rispetto al 2024, con un crescita programmatica stimata a +0,5%, dopo +0,7% dell’anno prima. Ma è più che dimezzato rispetto alla previsione del +1,2% del Piano strutturale di bilancio del 27 settembre 2024. Colpa delle tensioni commerciali innescate da Trump, in primis che hanno provocato una lunga incertezza sui mercati imprevedibile fino ad un anno prima, e degli effetti dei conflitti in corso.  

 

La sfida per gli anni a venire per l’Italia e per la zona euro sarà ripensare il modello di crescita spostando il traino della crescita dall’export ai consumi interni. Il tutto mentre i Big Ue non brillano né per crescita, né gestione dei conti con la Germania ‘grande malato’ d’Europa che, dopo la recessione del 2024, archivia il 2025 con una crescita ai decimali (+0,2% secondo le ultime stime) e la Francia, ancora in balia della crisi politica, con il debito in impennata libera al 117,4% del pil, secondo gli ultimi dati Insee. 

Il graduale attenuarsi delle incertezze sui dazi dovrebbe favorire il commercio internazionale dell’Italia che punta anche ad altri sbocchi per le sue merci, dall’America Latina agli Emirati e l’Asia. Per il biennio 2026-2027 si prevede una crescita dello 0,7 % in ciascun anno; nel 2028, la crescita salirebbe a +0,8%, trainata dai consumi e dagli investimenti. Su tutto giocherà un ruolo significativo anche l’effetto trascinamento degli investimenti del Pnrr. La Finanziaria da 22 miliardi di euro risente del necessario consolidamento dei conti ma mette le basi per la rafforzare la crescita. A partire dal taglio della seconda aliquota Irpef dall’attuale 35% al 33% per il ceto medio (dopo la riduzione delle tasse per i redditi più bassi lo scorso anno) che punta a dare ossigeno ai lavoratori con redditi entro i 50mila euro sostenendo il potere d’acquisto. Tra le misure chiave anche il pacchetto Imprese con il super ammortamento triennale e i nuovi stanziamenti per Transizione 4.0 e Zes; gli interventi per il lavoro con l’aliquota ridotta al 5% sugli incrementi contrattuali per i redditi fino a 33mila euro e i rinnovi effettuati anche nel 2024. (di Luana Cimino) 

 

 

economia

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

© Riproduzione riservata

spot_img

Notizie correlate

Pisa
cielo sereno
5.7 ° C
6 °
3.6 °
89 %
1.9kmh
0 %
Dom
12 °
Lun
10 °
Mar
7 °
Mer
7 °
Gio
4 °

Ultimi articoli

SEGUICI SUI SOCIAL

VIDEO NEWS