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Studio Teha-Amazon: Spagna attira 60% in più investimenti rispetto a Italia

(Adnkronos) – Tra il 2015 e il 2024 la Spagna ha attratto 304 miliardi di euro di Investimenti diretti esteri, a fronte dei 191 miliardi registrati dall’Italia. E' quanto emerge da un nuovo studio realizzato da Amazon e Teha che evidenzia una significativa divergenza nei flussi di investimenti diretti esteri (Ide) tra Spagna e Italia. La ricerca individua i principali fattori alla base di questo divario di 113 miliardi di euro e suggerisce azioni di policy concrete per accrescere l’attrattività degli investimenti in entrambi i Paesi. La ricerca beneficia dei contributi di un prestigioso Comitato Scientifico composto da Enrico Letta (Dean della Ie School of Politics, Economics and Global Affairs presso Ie University di Madrid; presidente del Jacques Delors Institut; già presidente del Consiglio dei Ministri italiano), Carlo Altomonte (Associate Dean della Sda Bocconi), Patricia Gabaldón (professoressa di Economia e direttrice Accademica del corso di laurea in Economia presso Ie University) e Jordi Sevilla (Economista, Context Director e responsabile della Intelligence Unit presso Llyc; già Ministro della Pubblica Amministrazione in Spagna; già Presidente di Red Eléctrica de España – Ree). L’analisi mostra che gli 856 progetti greenfield realizzati in Spagna fino al 2024 hanno generato 72.416 nuovi posti di lavoro nello stesso periodo, mentre i 303 progetti avviati in Italia hanno creato 40.006 posti di lavoro. Un divario particolarmente significativo, considerando le basi economiche simili e la vicinanza culturale dei due Paesi.“La nostra analisi dimostra che attrarre investimenti internazionali richiede un approccio sistemico e di ampio respiro” ha dichiarato Valerio de Molli, Ceo di Teha.  “I dati evidenziano chiaramente che garantire certezza giuridica, digitalizzare la pubblica amministrazione e armonizzare la regolamentazione tra le diverse regioni non sono riforme astratte – hanno un impatto diretto sulla capacità di un Paese di attrarre e trattenere capitali internazionali. I Paesi che offrono agli investitori tempi certi, procedure chiare e interfacce digitali efficienti dimostrano sistematicamente migliori performance in termini di Ide”. "In qualità di uno dei principali investitori in entrambi i mercati, con oltre 25 miliardi investiti in Italia e 20 in Spagna nell'ultimo decennio, Amazon ha potuto osservare direttamente i punti di forza e le sfide di ciascun Paese" ha dichiarato Giorgio Busnelli, Country Manager di Amazon Italia. "Questa ricerca mostra che, sebbene l'Italia offra eccellenti capacità manifatturiere e un grande potenziale di innovazione, fattori strutturali come la complessità burocratica, l'elevato cuneo fiscale e una minore partecipazione al mercato del lavoro ne condizionano la capacità di attrarre capitali internazionali con la stessa rapidità della Spagna." Lo studio evidenzia alcune differenze chiave tra i due Paesi, a partire dall'efficienza giudiziaria: i tribunali spagnoli risolvono le controversie civili e commerciali molto più rapidamente rispetto a quelli italiani (275 giorni contro 527), con un processo di appello semplificato e l’immediata esecutività delle sentenze di primo grado, garantendo una maggiore certezza legale agli investitori. Quadro regolatorio: le regioni spagnole ottengono punteggi più alti in termini di qualità regolatoria (misurata dall’European Quality of Government Index). Al tempo stesso, la maggiore centralizzazione italiana consente procedure d’impresa leggermente più rapide, con le Pmi che dedicano 26,1 ore al mese agli adempimenti amministrativi contro le 27,7 della Spagna. Infrastrutture e costi: la Spagna offre migliori servizi pubblici digitali e migliori servizi digitali transfrontalieri secondo l’European Quality of Government Index. Le imprese spagnole beneficiano inoltre di costi dell’elettricità più bassi (166,6 euro/MWh contro i 252,9 euro/MWh in Italia). Mercato del lavoro: il tasso di partecipazione alla forza lavoro, vale a dire il rapporto tra forze lavoro e la popolazione in età lavorativa, in Spagna si attesta all’80,2% contro il 71,7% dell’Italia. Questo significa che in Spagna una percentuale maggiore della popolazione in età lavorativa è attivamente presente nel mercato del lavoro rispetto all'Italia, con una differenza di 8,5 punti percentuali. Produttività: La produttività del lavoro in Spagna è aumentata del +3,2%, mentre l’Italia ha registrato un calo del -2,6%, evidenziando come le buone performance del mercato del lavoro italiano non si siano pienamente tradotte in crescita economica. Formazione: Entrambi i Paesi investono meno del 5% del pil nell’istruzione e restano al di sotto della media Ue per la spesa pro capite nell’istruzione terziaria, indebolendo qualità e competitività. Il primo Paese nell’Unione Europea (la Svezia) investe il 7,1% del proprio Pil. Cuneo fiscale: nel 2023 il cuneo fiscale in Italia ha raggiunto il 45,1% dei costi del lavoro, contro il 40,2% della Spagna, principalmente a causa di un’imposta sul reddito delle persone fisiche più elevata in Italia. Questo divario ha effetti anche sui salari reali: tra il 2000 e il 2023 in Italia i salari reali sono diminuiti del 3,3%, mentre in Spagna sono aumentati del 4,9%. Nonostante aliquote nominali simili, la struttura fiscale più semplice e un onere del lavoro più leggero rendono la Spagna un ambiente più competitivo per gli investitori internazionali. Tassazione: Una differenza significativa riguarda la gestione dei rapporti con i contribuenti: in Italia anche errori fiscali minori o non fraudolenti possono comportare conseguenze penali. In base al Decreto Legislativo 74/2000, reati come omessa dichiarazione, dichiarazioni inesatte oltre soglie basse o discrepanze nel transfer pricing possono essere perseguiti anche in assenza di dolo. Al contrario, in Spagna la responsabilità penale scatta solo quando sono provati sia l’intento fraudolento sia un’imposta non versata superiore a 120.000 euro all’anno. La ricerca propone cinque raccomandazioni chiave per i decisori politici, Modernizzazione amministrativa: avviare una trasformazione digitale completa dei servizi pubblici, con piattaforme digitali unificate per le procedure d’impresa e protocolli standardizzati tra le regioni. Prevedibilità normativa: per rendere il sistema più competitivo è fondamentale che il quadro legale e regolatorio offra prevedibilità, affinché le multinazionali abbiano non solo incentivi a investire, ma anche la certezza che i loro investimenti siano protetti. Armonizzazione e semplificazione legislativa: serve ridurre la burocrazia e semplificare le regole all’interno dell’Unione Europea per rendere il mercato unico più competitivo. Un quadro regolatorio più chiaro e uniforme permetterebbe alle Pmi di crescere oltre i confini nazionali, liberando risorse oggi assorbite dalla complessità amministrativa e creando nuove opportunità di innovazione ed export. Sviluppo dell’ecosistema dell’innovazione: rafforzare i legami tra istituzioni di ricerca e industria attraverso incentivi mirati alla collaborazione in R&S, con un focus sulle tecnologie emergenti. Attrazione di talenti: creare condizioni più favorevoli per i talenti internazionali attraverso procedure di visto semplificate, programmi di supporto alle comunità d’affari internazionali e iniziative per rafforzare le competenze digitali della forza lavoro. Questa ricerca sottolinea come un Mercato Unico più solido e una più profonda collaborazione europea siano essenziali per la nostra prosperità collettiva. Armonizzando le normative, semplificando le procedure e collaborando in modo più efficace oltre i confini, possiamo creare un contesto più attrattivo per gli investimenti in tutta Europa. La strada da seguire è chiara: il rafforzamento del nostro Mercato Unico deve restare una priorità strategica per garantire la competitività di lungo periodo dell’Europa nell’economia globale. “Quello che emerge da questa ricerca è anche la fondamentale necessità di una collaborazione tra i due paesi, tra Spagna e Italia”, conclude Enrico Letta, Dean della Ie School of Politics, Economics and Global Affairs presso la Ie University di Madrid e Advisor della ricerca. “Vi è infatti grande complementarità e ognuno può facilmente trarre vantaggio da una maggiore cooperazione”. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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