PISA – Rapine ai danni di minorenni da una parte di una baby gang, cinque arresti a Pisa.Â
I carabinieri della compagnia di Pisa hanno dato esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di cinque minorenni (di cui una in carcere e quattro di permanenza in casa) residenti tra le province di Pisa e Livorno, indiziati di aver partecipato, dall’inizio del mese di gennaio del corrente anno, alla commissione di numerose rapine (consumate e tentate) nei confronti di coetanei nel centro cittadino di Pisa.
Le indagini, condotte dalla Sezione operativa del Norm della compagnia dei carabinieri di Pisa, hanno preso avvio da un primo evento nella notte di Capodanno e sono proseguite a seguito di altri nove episodi – in tutto sono otto le rapine consumate (quattro a gennaio e due a febbraio) e due quelle tentate (a gennaio e febbraio) – raccogliendo, man mano, le varie testimonianze delle vittime, che hanno fornito un determinante contributo al buon esito delle stesse, ma anche i timori dei rispettivi genitori, che hanno sollecitato un tempestivo intervento, temendo per l’incolumitaĚ€ dei propri figli.
In particolare le indagini, sviluppate in maniera tradizionale ascoltando le vittime minorenni, la visione dei filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza pubblica e privata e varie attività di osservazione e pedinamento, si sono concentrate nei confronti di cinque soggetti ai quali sono poi stati contestati, come già detto, gli specifici episodi delittuosi, avvenuti in pieno centro storico di Pisa, tra piazza Santa Caterina, Borgo Stretto e Corso Italia.
Le vittime venivano avvicinate e costrette a cedere soldi e/o altri effetti personali (giubbotti, powerbank, sigarette elettroniche), e spesso minacciati con frasi quali la seguente: Dacci tutto i soldi… perchĂ© se poi li troviamo noi, ti picchiamo. In alcuni casi i rapinatori mettevano le mani nelle proprie tasche facendo intuire alle vittime di possedere anche armi.
I militari hanno anche effettuato verifiche mediante il cosiddetto web patrolling, ovvero lo studio e l’analisi dei vari profili social degli indagati – divenuto ormai il canale di comunicazione preferito dai giovani – nei quali gli indagati non esitavano a postare video e foto in cui ostentavano coltelli, armi giocattolo, dissuasori elettrici di libera vendita, ed a mostrarsi spesso in gruppo, talvolta con i volti coperti da passamontagna, con lo scopo di creare timore nei confronti delle vittime e, allo stesso tempo, il potenziale rischio di generare fenomeni di emulazione.Â
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