PISA – La vicenda di Marah Abu Zuhri, la giovane palestinese di 20 anni morta a Pisa nei giorni scorsi, si è trasformata in un caso politico e diplomatico.
La ragazza, arrivata in Italia con un permesso umanitario, sarà sepolta nel nostro paese: una scelta che la famiglia ha compiuto per garantire una cerimonia serena, lontano dalle tensioni e dalle difficoltà di Gaza.
Il suo decesso ha scatenato polemiche dopo che, da più parti, è stato sottolineato il valore simbolico della sua presenza in Italia, letta da alcuni come una testimonianza vivente delle sofferenze del popolo palestinese. E ha creato polemiche anche la causa della morte: da Israele, infatti, si è voluta escludere la malnutrizione, parlando di una grave forma di leucemia, ipotesi esclusa dai sanitari che hanno. provato a salvarle la vita a Cisanello.
Al centro della controversia è finito Marco Carrai, Console onorario di Israele e membro della Fondazione Meyer, al quale sono state chieste le dimissioni da parte di movimenti e forze politiche. Carrai ha respinto le accuse, spiegando che “non è responsabile di questa guerra” e che il suo ruolo nel board del Meyer riguarda soltanto il sostegno economico e gestionale, non la politica internazionale.
Ma la polemica non si placa. Silvia Noferi, consigliera regionale della Toscana per Alleanza Verdi e Sinistra, ha diffuso una lunga lettera aperta indirizzata a Carrai. Nella missiva, pur riconoscendo che le dimissioni non risolverebbero la questione, la consigliera chiede una presa di posizione chiara sul conflitto in corso.
“Comprendo le sue parole – scrive Noferi – ma per la carica che ricopre non può restare in silenzio di fronte alle atrocità commesse dal governo israeliano: bombardamenti su tendopoli, distruzione di ospedali, uccisioni di civili in coda per il cibo, impedimento degli aiuti umanitari, deportazioni di massa. Non basta dire ‘io non sono responsabile’: rappresenta uno Stato, e per questo il silenzio pesa ancora di più”.
La consigliera ha ricordato inoltre le numerose mozioni presentate in consiglio regionale negli ultimi mesi per chiedere un cessate il fuoco e il riconoscimento dello Stato di Palestina, e ha ribadito la volontà di continuare a sollevare la questione in ogni sede: “Non è propaganda elettorale, ma sincero sdegno e ricerca della pace. Continueremo a chiedere a gran voce che anche chi rappresenta Israele in Italia si esprima contro i crimini di guerra denunciati dalla Corte Internazionale dell’Aia“.
Il caso, che intreccia vicende personali, istituzionali e geopolitiche, è destinato ad alimentare ulteriori tensioni in Toscana, dove il tema del conflitto israelo-palestinese ha già acceso numerosi dibattiti pubblici.
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