PISA – C’è una ‘seconda giovinezza’ possibile per il nostro cervello, anche in età adulta. Un dogma delle neuroscienze sta per cadere: la capacità della mente di modificarsi e apprendere non si spegne dopo l’adolescenza. È semplicemente ‘dormiente’. A svelare il meccanismo che può risvegliarla è uno studio guidato dall’università di Pisa, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances.
La chiave di volta si chiama pulvinar. È una piccola struttura situata nelle profondità del cervello. Fino ad oggi si pensava fosse legata solo a istinti ed emozioni. Invece, i ricercatori hanno scoperto che agisce come un vero e proprio regista. È il pulvinar a decidere quando la corteccia visiva deve restare stabile e quando, invece, deve tornare plastica per imparare cose nuove.
Per dimostrarlo, il team di ricerca – che include eccellenze come l’università di Maastricht, la Fondazione Stella Maris e la Fondazione Imago7 – ha utilizzato tecnologie all’avanguardia. I volontari sono stati sottoposti a una risonanza magnetica a campo ultra-alto (7 Tesla). La prova era semplice ma efficace: i partecipanti hanno indossato una benda su un occhio per due ore. Una breve privazione sensoriale. Il risultato è stato sorprendente. In così poco tempo, il cervello ha reagito. Il pulvinar ha ridotto la sua influenza inibitoria, permettendo alla corteccia visiva di modificarsi e riadattarsi alla nuova situazione.
“Il cervello non usa connessioni rigide”, spiega Miriam Acquafredda, prima autrice dello studio. Il sistema bilancia stabilità e cambiamento. Quando serve adattarsi a circostanze inattese, il pulvinar “apre le porte” alla plasticità. Questa scoperta cambia tutto per la medicina. Comprendere questo interruttore significa poter sviluppare nuovi approcci terapeutici per la riabilitazione visiva e cognitiva. In futuro, potremmo misurare il “potenziale plastico” di un paziente per prevedere se una terapia funzionerà.
Lo studio ribalta anche la mappa funzionale del nostro organo più complesso. “Le strutture profonde possono orchestrare le funzioni superiori”, sottolinea la professoressa Maria Concetta Morrone. La conclusione è affascinante. Secondo la professoressa Paola Binda, il cervello agisce come una ‘macchina predittiva’. Cerca costantemente di anticipare la realtà. Quando le sue previsioni falliscono (come nel caso dell’occhio bendato), il sistema si aggiorna. Ed è lì, in quel momento di sorpresa, che la mente ricomincia a imparare.
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